Il monumento dello scultore austriaco Gerald Brandstoetter che nel 2005 regalò alla Nostra Città nasce da un processo creativo che non può prescindere anche da un preciso contesto storico e culturale. In Austria esiste il suo gemello, a Steyr, dove nel 1397 ci fu un eccidio di un centinaio di valdesi. Il monumento si pone come simbolica sentinella delle Memoria.
Appunto il monumento in questione è di alto valore simbolico, perché il primo in Italia a nascere per iniziativa congiunta di una Diocesi Cattolica e della Chiesa Protestante, come già detto con un processo creativo che ha coinvolto credenti e l’allora amministrazione, attraverso una procedura democratica ideata da Paolo Ribet [il Pastore valdese dell’epoca] per raggiungere i consenso. Ci fu un comitato promotore e il prof. Marchiando Pacchiola individuò il sito, anche questo non casuale. I cinque cippi originari menzionati nella mozione sono stati voluti dal Comitato Ecumenico che ha presieduto l’iniziativa come richiamo ad alcune delle tante tragedie del tempo. L’anno successivo è stato inserito un cippo aggiuntivo dedicato ai desaparecidos, la posa fu dell’Amministrazione Covato, ma per iniziativa del precedente sindaco Barbero. Va quindi considerato un unicum, perché l’intenzionalità va ricercata nel pensiero che diede origine al monumento. Per questa ragione riteniamo, se pur non lo avremmo ideato cosi com’è, che sia rispettoso ripristinare le parti mancanti e che venga effettuata la manutenzione ordinaria necessaria.
Riteniamo che l’intitolazione “alle vittime della violenza e dell’intolleranza religiosa e politica” non sia particolarmente felice, in quanto si rischia di creare confusione. Riteniamo che il dramma delle vittime della Shoah non possa essere paragonato ad altri in una inutile gara, che comunque lascerebbe lacune. Mancano altre vittime, pensiamo agli armeni, un esempio per tutti. Ma non ci permetteremmo mai di criticare una decisione presa da un Comitato in passato che ha lavorato dal 1998 al 2005 per arrivare alla realizzazione del Monumento con una modalità che deve essere valutata nella sua complessità e non può essere liquidata sommariamente e con superficialità. I cippi vennero pensati come pietre di inciampo atte a monito, come richiamo all’impegno contro la violenza e contro l’intolleranza.
In modo particolare riferendoci alla richiesta di affiancare il cippo per le vittime delle foibe, a quelle della Shoah sia un paragone tra vicende drammatiche entrambe, ma incommensurabili e ci sono a questo proposito evidenze storiche, che non è il caso di citare in questa sede, ma che ormai sono patrimonio di tutti i ricercatori. Non c’è l’intenzione di assolvere nessun carnefice. Come per le vittime delle foibe anche le vittime dei Gulag citati nella mozione si possono ritenere rappresentabili dal Monumento in questione. Nel discorso inaugurale il sindaco Alberto Barbero disse che “accettare il monumento significa operare per far vivere concretamente nella comunità quei valori che il monumento propugna” E continuava con una raccomandazione “vorrei veramente che la città continuativamente si identificasse con la figura femminile che si interroga sulle tragedie della storia, che implora pietà, fiducia, che la libera e pacifica convivenza di religioni, culture, società e tradizioni diverse nel rispetto reciproco e nel dialogo.” E nel solco tracciato da chi, sia simbolicamente, sia concretamente è stato esempio di dialogo ci impegniamo a cercare nuove strade, e nuove modalità per fare Memoria. Lanciando la proposta di istituire giornate aperte alla cittadinanza di approfondimento storico e civile.
Come era già stato dichiarato da colleghi consiglieri della passata consigliatura, ci potrebbe essere un elenco di vittime da aggiungere purtroppo interminabile, tanto da invitarci a riempire tutto il Viale di cippi. Ma sarebbe una scelta diversa e precisa. Noi siamo per rispettare quanto e come era stato ideato nel 2005.
(Intervento nel Consiglio Comunale del 31 Gennaio 2022)