Pubblichiamo una riflessione del nostro candidato Luca Perrone sulla morte di Luana D’Orazio. L’ennesima morte sul lavoro.

Luana D’Orazio è morta a 22 anni in una piccola fabbrica tessile a Prato, perché è stata rimossa una griglia di protezione dal macchinario a cui lavorava. Aveva un contratto da apprendista, così era pagata di meno.
La sua morte orribile è avvenuta nel luogo dove ogni giorno andava a guadagnarsi da vivere, facendo i turni, alzandosi alle 5 del mattino per essere in fabbrica alle 6 e iniziare a lavorare. Era la mamma di un bambino di cinque anni.
Luana era una lavoratrice, una donna, una mamma, una persona che sognava una vita diversa.
La sua giovinezza, la sua storia, anche la bellezza del suo volto, hanno colpito l’opinione pubblica come un pugno allo stomaco.
La sua tragedia riesce per un momento a far emergere la realtà del lavoro in Italia: per qualche giorno si parlerà delle morti sul lavoro, come quella di Chistian Martinelli di 49 avvenuta, schiacciato da una fresa a Busto Arsizio, o quella di Maurizio Gritti, schiacciato da una lastra di metallo caduta da una gru vicino a Bergamo. Ma presto questa pagina verrà chiusa e si tornerà a parlar d’altro.
E così ancora una volta la fatica dei lavoratori della logistica, delle lavoratrici e dei lavoratori delle RSA, degli operai delle boite, dei precari, dei braccianti, delle commesse, dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità, delle badanti, spariranno di nuovo.
Invece per noi quei mille morti di lavoro all’anno pesano, e tanto. Perché per noi il lavoro resta la realtà da cui partire per cambiare questa società.
Quando sentiamo parlare di sicurezza, noi non pensiamo per prima cosa a videocamere e porte blindate, ma alla sicurezza sul posto di lavoro, alla sicurezza sociale con pensioni dignitose per tutti, all’accesso alla salute per tutte e tutti, per dei contratti di lavoro stabili e per la fine della precarietà e dello sfruttamento.
Sappiamo anche che i morti sul lavoro in Italia non diminuiranno perché sono stati smantellati i sistemi di controllo ed ispezione nei posti di lavoro; perché i lavoratori nelle aziende sono obbligati a stare in silenzio, col rischio di essere licenziati se denunciano la situazione delle loro imprese, accusati di denigrarle; perché sono ricattati dalla possibilità di chiudere in un minuto un’impresa per riaprirla dove la forza lavoro costa di meno e ha meno diritti, foss’anche dall’altra parte del mondo. Tutto questo deve cambiare.
Basta morti sul lavoro! Non siamo solo forza lavoro, ma donne e uomini che hanno il diritto a un lavoro sicuro, dignitoso, giustamente retribuito!
Immagine: Repubblica, edizione Firenze